In epoca di flat tax, pace fiscale e bonus di varia natura, si torna a discutere delle misure che realmente servirebbero al Paese per tornare a crescere.
In epoca di flat tax, pace fiscale e bonus di varia natura, si torna a discutere delle misure che realmente servirebbero al Paese per tornare a crescere.
E’ stato pubblicato dall’editore Laterza il “Manifesto contro la disuguaglianza” che riproduce il testo integrato, elaborato lo scorso anno dal Nens e da Etica ed Economia.
Il manifesto è stato redatto da Maurizio Franzini, Elena Granaglia, Ruggiero Paladini, Andrea Pezzoli, Michele Raitano e Vincenzo Visco. Esso è stato, inoltre, sottoscritto da altri 30 studiosi, e pubblicato con l’acronimo “Agire” (Against Inequality Rebuil Equity), con l’obiettivo di stimolare l’attenzione su quello che appare il problema fondamentale del nostro tempo.
Il Movimento 5 stelle si è accodato alla logica di chi vede nello Stato un nemico.
Per Vincenzo Visco basta il veto dei piccoli paesi per bloccare le riforme. Vincenzo Visco, 76 anni, una vita passata tra Università e politica anche come ministro delle Finanze e del Tesoro nei Governi di centrosinistra nel periodo dal '96 al 2008, continua ad occuparsi di politica economica e finanza pubblica. Lo fa con il centro studi Nens (Nuova economia nuova società), fondato nel 2001 e che presiede. Al Sole-24 Ore spiega quali sono le urgenze che la Ue deve affrontare nel tentativo di armonizzare la fiscalità sulle imposte dirette all'interno degli Stati europei. Una strada obbligata se davvero si vogliono eliminare le distorsioni di mercato e di concorrenza leale per le imprese.
Intervista a Vincenzo Visco di Savino Gallo pubblicata su Eutekne.info
Si aspetta che ci siano ulteriori ritardi sulla fatturazione elettronica, visto il rinvio della sperimentazione sui carburanti?
“Mi aspetto che ci saranno proteste di vario tipo e scuse per creare ulteriori rinvii o, e sarebbe l’aspetto più grave, escludere alcune categorie. Personalmente penso sia inevitabile andare in quella direzione. Se il nostro Paese fosse stato governato meglio la faccenda l’avremmo risolta da tempo”.
Il contrasto all’evasione fiscale è uno dei temi meno trattati nell’attuale fase politica. La cosa non sorprende in un Paese con un’evasione di massa valutabile in 8 punti di Pil, il 20% delle entrate fiscali e il 30% di quelle tributarie.
I sostenitori della Flat Tax ritengono che essa avrebbe l’effetto di ridurre l’evasione fiscale. Infatti - si dice - se l’aliquota più elevata scendesse dal 43% attuale al 20%, la convenienza ad evadere si ridurrebbe drasticamente (di ben 23 punti percentuali). Le cose tuttavia sembrano stare diversamente.
"Per due volte nel XX secolo la Germania con mezzi militari ha distrutto se stessa e l'ordine europeo. Poi ha convinto l'Occidente di averne tratto le giuste lezioni: solo abbracciando pienamente l'integrazione d'Europa abbiamo conquistato il consenso alla nostra riunificazione. Sarebbe una tragica ironia se la Germania unita, con mezzi pacifici e le migliori intenzioni, causasse la distruzione dell'ordine europeo una terza volta. Eppure il rischio è proprio questo".
Nelle Considerazioni finali del 29 maggio scorso è contenuto il suggerimento di non avere «pregiudizi nei confronti dell'aumento delle imposte meno distorsive». Questa affermazione è stata interpretata, correttamente, come un'indicazione a favore di un intervento sull'Iva anche attivando le clausole di salvaguardia.
Il surplus della Germania e il Qe della Bce alla base del conflitto.
La minaccia di Trump di imporre dazi su alcuni prodotti europei, a cominciare dalle auto, ha destato scandalo e risentite polemiche. Ma in realtà il Presidente Usa, al di là della sua rozzezza, del suo unilateralismo arrogante, pone un problema non banale che ha a che vedere, ancora una volta, con la Germania e le sue politiche mercantiliste, nonché col QE della BCE.
La proposta fondamentale della destra in questa campagna elettorale è rappresentata dalla flat- tax, l’imposta ad aliquota unica (proporzionale) per tutti i redditi e con la progressività affidata alle detrazioni con l’obiettivo di tutelare i redditi più bassi, e perciò la cosiddetta no tax area viene elevata in modo che non si possa dire che la proposta danneggia i poveri.
Pubblicato su il Sole 24ore di giovedì 15 febbraio.
Come è noto lo schieramento di destra propone di ridurre ad una sola aliquota, oscillante dal 15% al 23%, la struttura a scaglioni dell’Irpef. In questo modo maggiore è il reddito dichiarato, più alto è il risparmio d’imposta ottenuto. A 100.000 euro di reddito imponibile, l’aumento di reddito disponibile andrebbe da 16.000 a 21.000 euro l’anno. Il M5Spresenta una riduzione a tre aliquote (23%, 37%, 42%). In realtà le aliquote sono di più, per la presenza di un’aliquota implicita, dovuta alla decrescenza della detrazione di 2.300 necessaria a esentare i redditi fino a 10.000 euro.
TV e giornali hanno dato ampio risalto alla conferenza stampa del Governo in cui, ancora una volta, si annunciavano con entusiasmo risultati straordinari in tema di “lotta all’evasione”. In verità si tratta del rendiconto dei risultati dell’ordinaria attività dell’ amministrazione che spesso contengono dati relativi a condoni (voluntary disclosure, rottamazione delle cartelle) che sono una tantum, e normalmente controproducenti rispetto alle aspettative di gettito futuro, mentre viene accuratamente nascosto che gli accertamenti veri e propri, gli unici con un effetto di deterrenza, sono non solo assolutamente insufficienti, ma anche in riduzione sia come numero che come gettito.