Welfare si cambia: creare il fondo unico per previdenza e sanità.

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Febbraio 2018

Pubblicato su il Sole 24ore di giovedì 15 febbraio.

Storicamente i sistemi fiscali si evolvono seguendo l'evoluzione dei sistemi economici. In pratica nel corso del tempo gli Stati, i governi, raccolgono le entrate di cui hanno bisogno semplicemente andandole a prendere là dove il reddito e la ricchezza si producono. Il compito dei ministri delle Finanze è strato ed è sostanzialmente quello di follow the money, e così si passa da prelievi prevalentemente basati sull'agricoltura, a imposte sulla produzione di alcuni beni (accise), o sul commercio (dazi), o sul patrimonio... Con la rivoluzione industriale il quadro cambia e si sviluppa l'imposizione del reddito, dei profitti aziendali, l'imposizione generale sui consumi, ecc. Oggi non c'è dubbio che i sistemi tributari vivano una situazione di crisi e di difficoltà che riflette i cambiamenti sostanziali dei sistemi economici intervenuti negli ultimi decenni. La difficoltà più evidente e discussa è quella relativa alla tassazione delle società multinazionali che sono in grado di azzerare di fatto i propri debiti di imposta, provocando perdite rilevanti per i bilanci pubblici nazionali, ma la crisi è di portata più generale. I sistemi di prelievo oggi in vigore sono figli della situazione economica prevalente nel secondo dopoguerra e della necessità di fmanziare costosi sistemi di welfare. Essi si basavano principalmente su prelievi contributivi e fiscali commisurati al fattore lavoro e ai salari, oltre a un'imposizione generale sui consumi anche essa di fatto prevalentemente a carico dei lavoratori-consumatori che peraltro percepivano allora la quota prevalente delvalore aggiunto prodotto (più del 60%), vi erano poi le imposte sul reddito di impresa, le accise, i prelievi sul patrimonio immobiliare; ecc. Oggi le condizioni economiche prevalenti sono molto diverse: i redditi da lavoro si sono ridotti in modo molto consistente in termini relativi, e lo sviluppo dei robot e dell'intelligenza artificiale renderà ancora più evidente il loro declino. Ne deriva che sistemi fiscali ancora basati principalmente sul lavoro e i salari non possono che entrare in crisi, anche in presenza di un reddito complessivo crescente. Per esempio in Italia nel 20161a quota di valore aggiunto spettante ai salari era inferiore al 40% (39,8%); se si tiene conto dei redditi da lavoro prodotti dai contribuenti indipendenti, la quota complessiva sale al47%, mentre i153% del totale spetta agli altri redditi: profitti, interessi, royalties, rendite varie... Se si esamina invece la distribuzione del carico fiscale e contributivo, e si considerano l'Irpef (per il 93-94% del totale), le addizionai regionali e comunali e i contributi sociali da un lato, e l'Irpeg, l'Irap, le cedolari sugli affitti e sui redditi di capitale e l'Imu, dall'altro, prescindendo dalla imposte sui consumi (Iva e accise), si può verificare come il primo gruppo di prelievi rappresenti una percentuale del Pil superiore al gettito derivante dal secondo gruppo di imposte, nonostante che i redditi di riferimento siano, come si è visto, considerevolmente inferiori come quota. Rapportati ai redditi di specie risulta inoltre che il prelievo sul lavoro è oggi pari a oltre il 46%, rispetto a meno del 38% che grava sugli altri redditi. Stando così le cose, non è sorprendente come, sia in Italia che negli altri Paesi sviluppati, i sistemi fiscali tradizionali siano sottoposti a uno stress crescente e in prospettiva insostenibile soprattutto per quanto riguarda le possibilità di finanziamento dei sistemi di welfare. È quindi necessario immaginare riforme rilevanti nel sistema del prelievo. E non è un caso che in Germania nelle recenti trattative per il governo si sia discusso, siapure senza successo, di superare il meccanismo di finanziamento della sanità tedesca prevalentemente assicurativo-contributivo, e che in Francia nel programma di Macron era previsto, sempre per il finanziamento della sanità, l'aumento della contribuzione, già esistente, a carico degli altri redditi. E soprattutto non è un caso che Bill Gates abbia parlato, invia di metafora, di «tassare i robot». Stando così le cose, è evidente che se il Pil continua a crescere, e se la quota che va ai redditi di lavoro continua a ridursi progressivamente, mentre aumenta il peso degli altri redditi, sarà inevitabile, prima o poi, indirizzare il prelievo verso queste categorie di reddito, come è sempre successo nella storia della tassazione. Volendo intervenire tempestivamente e in modo razionale, sarebbe necessario modificare radicalmente il sistema attuale di finanziamento del welfare. Si tratterebbe di costituire un fondo speciale per il finanziamento della sanità e della previdenza, alimentato con un prelievo generale proporzionale sull'intero valore aggiunto prodotto ogni anno, fermi restando i meccanismi attuali di calcolo delle pensioni e di entitlement. In questo modo il finanziamento delle principali categorie di welfare graverebbe in modo uniforme su tutti i redditi e non solo su alcuni: finanziamento universale per un welfare universale. Per quanto riguarda l'Italia, ciò significherebbe l'abolizione dei contributi previdenziali e dell'Irap, e la loro sostituzione con un prelievo su tutti i redditi prodotti che, a parità di gettito, risulterebbe pari a circa il 14-15% (rispetto al 33% di oggi relativamente ai soli contributi). Vi sarebbe quindi una riduzione impressionante del cuneo fiscale e del costo del lavoro, contribuendo a restituire neutralità fiscale alle scelte aziendali tra lavoro e capitale oggi fortemente squilibrate a favore del secondo. Ne deriverebbe anche un aumento del costo del capitale che però sarebbe il semplice risultato di una recuperata neutralità impositiva, e che comunque potrebbe trovare compensazione in una riduzione della tassazione sulle imprese, così come sarebbe anche opportuno una riduzione dell'Irpef di un punto un punto e mezzo di Pil. Un'altra riforma importante dovrebbe riguardare l'imposizione dei redditi di capitale delle persone fisiche che in tutti i Paesi lascia molto a desiderare in termini di equità ed efficienza. Questo argomento potrà essere oggetto di esame in un prossimo futuro.

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