Una proposta per l’Irpef e il sostegno dei redditi familiari

Autore/i: 
Febbraio 2018

 

Come è noto lo schieramento di destra propone di ridurre ad una sola aliquota, oscillante dal 15% al 23%, la struttura a scaglioni dell’Irpef. In questo modo maggiore è il reddito dichiarato, più alto è il risparmio d’imposta ottenuto. A 100.000 euro di reddito imponibile, l’aumento di reddito disponibile andrebbe da 16.000 a 21.000 euro l’anno. Il M5Spresenta una riduzione a tre aliquote (23%, 37%, 42%). In realtà le aliquote sono di più, per la presenza di un’aliquota implicita, dovuta alla decrescenza della detrazione di 2.300 necessaria a esentare i redditi fino a 10.000 euro. Comunque, anche se in modo più contenuto, la proposta pentastellata ha la caratteristica che tanto più alto è il reddito tanto maggiore è il guadagno in termini di minor imposta (es. 3.090 a 100.000). Essa quindi, come le proposte di flat tax, è regressiva e penalizza le classi medie.

La proposta che qui viene presentata va in direzione esattamente contraria: aumenta gli scaglioni e riduce le aliquote, soprattutto a livelli bassi di reddito. Elimina le detrazioni decrescenti per tipologia di reddito e abolisce quelle familiari, introducendo alcontempo un nuovo strumento di sostegno universale ai redditi familiari (ANF).

       Aliquote                    Scaglioni
         0                      fino a 1.500
15%                da 1.500 a 12.000
23%              da 12.000 a 20.000
28%              da 20.000 a 28.000
36%              da 28.000 a 40.000
42%              da 40.000 a 70.000
48%              da 70.000 a 300.000
50%              oltre 300.000

Detrazioni fisse: 1000 per i lavoratori dipendenti, 990 per i pensionati, 500per gli autonomi a contabilità semplificata. Si prevede inoltre che, fino a 10.000 euro, intervenga una clausola di salvaguardia per i casi che potrebbero subire con il nuovo regime una perdita. Essendo fisse, le detrazioni non influiscono sulle aliquote dei vari scaglioni. Con l’Irpef attuale invece, un lavoratore dipendente, ad esempio, ha, da 8.000 a15.000 un’aliquota effettiva pari a 27,51% e da 15.000 a 28.000 al 31,51%: ciò significa che piccoli incrementi di reddito di lavoro sono tassati, subito al di sopra della no tax area, e nel passaggio dal primo al secondo scaglione di reddito, con aliquote molto elevate. Per un pensionato da 8.000 a 15.000 l’aliquota effettiva è 31,33%, da 15.000 a 28.000,30,2%.

L’aumento degli scaglioni a livelli bassi di reddito con aliquote ridotte porta ad un aumento della progressività e a rilevanti sgravi per i redditi medi. A 21.000 euro di imponibile un lavoratore dipendente ottiene uno sgravio di 1.046 euro, pari al 5,23%. In valore assoluto lo sgravio tocca il massimo a 40.000 euro (2002 euro pari a 5%), poi incomincia a ridursi e termina a 100.000, dove incomincia un graduale aumento d’imposta che a 200.000 euro raggiunge il 2,43% (4.850 euro). In prospettiva un ulteriore aumento degli scaglioni può accentuare ancorala progressività, fino ad arrivare ad un sistema di progressività continua che caratterizza l’imposta personale in Germania.

L’altro intervento, a complemento della riforma dell’Irpef, è quello di un sostegno universale alle famiglie, con particolare attenzione non solo ai nuclei poveri, per i quali è previsto il REI, ma anche per quelli che si trovano a livelli superiori, ma sempre in condizioni difficili. L’intervento avviene dal lato della spesa, con un assegno, che assorbe detrazioni e assegni familiari. E’ parametrato senza salti ad un reddito equivalente familiare pari alla parte reddituale dell’ISEE. Esso si applica a tutte le famiglie. Queste le principali caratteristiche.
•    Nuclei familiari di riferimento composti da coniugi e familiari conviventi a carico, con reddito equivalente inferiore a 6.000 euro annui (per calcolare il reddito equivalente la scala è la seguente: 1 per il primo componente, 0,80 per il coniuge, 0,70 per i figli minorenni e gli studenti fino a 24 anni, 0,50 per tutti gli altri membri. Ogni componente disabile comporterebbe una variazione in aumento del coefficiente familiare pari a 0,5).
•    L’assegno, fino a 6000 euro di reddito equivalente, è determinato dalla somma delle seguenti componenti: 2500 euro per ogni figlio minore o studente fino a 24 anni o componente disabile, 1250 euro per ogni altro figlio a carico, 1000 euro per ogni altro componente.
•    L’assegno spettante ed effettivamente fruito (in questo caso le due dizioni coincidono in quanto si tratta di assegno e non detrazione) sarebbe pari a quello potenziale fino a 6.000 euro di reddito equivalente, per poi decrescere linearmente fino ad azzeramento a 28.000 euro equivalenti.
•    I nuclei familiari “incapienti” ricevono come trasferimento monetario la parte dell’assegno non fruita in detrazione.
•    Per tener conto del diverso grado di contribuzione tra redditi da lavoro e da patrimonio, metà dell’assegno potenziale sarebbe ridotto in base alla percentuale del reddito da patrimonio rispetto al totale.

Si noti che, per questa parte della riforma, non vi sarebbero più salti di beneficio e voluminose tabelle di determinazione, né soprattutto vi sarebbe il paradosso di meccanismi di decrescenza delle detrazioni atti ad assicurare alle famiglie meno abbienti maggior benefici teoricamente spettanti, ma spesso non fruibili.

Area Tematica: 

Leave a comment

Plain text

  • Nessun tag HTML consentito.
  • Indirizzi web o e-mail vengono trasformati in link automaticamente
  • Linee e paragrafi vanno a capo automaticamente.
CAPTCHA
Questa domanda serve a verificare se sei un visitatore umano.
10 + 5 =
Risolvi questo semplice problema matematico e inserisci il risultato. Esempio: per 1 + 3 inserisci 4.