Subito prima del primo lockdown per il Covid, il Nens, di cui sono Presidente, organizzò a Roma un convegno sull'attività del Garante della privacy e sulle sue incongruenze con interferenze scarsamente comprensibili su attività che andavano dal censimento dell'Istat, alla ricerca scientifica di Università e Banca d'Italia, alle attività di controllo dell'assenteismo dei dipendenti da parte dell'Inps ecc., con particolare riferimento agli interventi continui e sistematici nei confronti dell'Agenzia delle Entrate, che avevano l'effetto di ostacolare fortemente il contrasto all'evasione. In particolare, si sottolineava l'impossibilità di utilizzare la banca dati sulle operazioni finanziarie ai fini dell'analisi dei rischi. Le tesi sostenute nel convegno mi meritarono un durissimo attacco da parte del Garante del tempo (Antonello Soro) che si lasciò andare anche ad insulti personali gratuiti. Ne seguì un dibattito in sede politica, e alla fine il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, decise di imporre personalmente una svolta che avvenne attraverso l'introduzione di una apposita norma nella manovra di bilancio. Dopo ulteriori discussioni e resistenze da parte del Garante, la vicenda si è conclusa con la recente pubblicazione di un decreto ministeriale in cui si prevede la possibilità per l'Agenzia delle Entrate di utilizzare senza limiti i dati disponibili, purché lo screening avvenga inizialmente in forma anonima, salvo poi passare ai nominativi dei singoli contribuenti nei casi rilevanti.
Si tratta di un progresso importante, che può portare a risultati molto rilevanti, e che deve essere esteso per via normativa anche a tutte le altre banche dati e non solo a quella dei conti finanziari, in modo da poter ricostruire ("tracciare") le consistenze economiche effettive dei singoli contribuenti. In sostanza, l'innovazione introdotta, ove generalizzata, consentirebbe di cambiare radicalmente le modalità di accertamento dell'Agenzia che dovrebbe basarsi prevalentemente su meccanismi di intelligenza artificiale per verificare incongruenze tra quanto dichiarato e quanto risulta al fisco da altre fonti disponibili in relazione ai fatturati dichiarati, ai redditi, ai consumi, ecc., per poi avviare le contestazioni specifiche, fino all'accertamento finale. L'effetto di deterrenza di un tale sistema, certamente non facile da costruire, sarebbe enorme, purché allo screening di massa si associassero accertamenti di massa in caso di mancata adesione spontanea. È lecito aspettarsi ulteriori resistenze e contestazioni, ma questa è l'unica via credibile per contenere e ridurre comportamenti molto diffusi e generalizzati. Fortunatamente l'accelerazione del contrasto all'evasione è uno dei requisiti richiesti ai fini del PNNR. Speriamo sia sufficiente.
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