Per comprendere la rilevanza dell’eventuale adesione del G20 alle proposte Ocse in materia di tassazione delle multinazionali, ora sostenute anche dagli Usa, è utile riprendere i dati presentati dall’associazione globale Tax Justice Network nel suo rapporto sul 2020, nel quale vengono utilizzati per la prima volta i dati che l’Ocse è riuscita ad ottenere dalle principali società multinazionali relativi alla distribuzione della loro attività tra i diversi Paesi. Da questi dati risulta che la perdita complessiva di entrate fiscali per tutti i Paesi del mondo a causa dei comportamenti “abusivi”, e cioè l’elusione delle imposte realizzata dalle multinazionali utilizzando le diversità di aliquote e di normative tra i diversi Paesi, e il supporto attivo dei paradisi fiscali, e l’evasione fiscale delle persone fisiche, è stata nel 2020 pari ad oltre 427 miliardi di dollari, di cui 245 (oltre il 57%) rappresentano la perdita di gettito dovuta alle grandi imprese, e 182 all’evasione dei ricchi. Queste perdite di gettito riguardano principalmente i Paesi ad alto reddito (383 miliardi), ma la perdita di gettito, rispetto alle entrate complessive, dei Paesi più poveri rappresenta una percentuale molto più elevata (il 5,3%, rispetto all’1,3%). Se poi queste cifre vengono rapportate alla spesa sanitaria dei due gruppi di Paesi, curiosità giustificata in tempi di pandemia, si può verificare che i Paesi poveri perdono un gettito equivalente al 52% delle loro spese sanitarie, e i Paesi ricchi un non trascurabile 8,4%.
La responsabilità dell’organizzazione di questi meccanismi di evasione/elusione è attribuibile per il 98% ai Paesi ricchi e alle loro normative, e per ben il 30% alla rete dei territori di oltre mare facenti capo al Regno Unito. Un intervento deciso da parte del G20 potrebbe quindi portare vantaggi rilevanti per tutti i Paesi. Ciò è stato sottolineato da molteplici osservatori nel nostro Paese, e alcuni hanno sostenuto che è bene concentrarsi su questo problema, lasciando perdere le pretese di ridurre l’evasione fiscale in Italia fenomeno che sarebbe in realtà trascurabile, un’invenzione della sinistra. Ora, sempre in base ai dati del rapporto si può verificare che la perdita di gettito complessiva per il nostro paese è di 12 miliardi di dollari, di cui 8 attribuibili alle imprese, a fronte dei 20 miliardi della Francia, dei 35 della Germania e dei 39 del UK, il che non dovrebbe essere motivo di sorpresa, data la minore rilevanza delle grandi imprese nel nostro Paese. Ma questi dati indicano anche che i vantaggi che l’Italia potrebbe ricavare da un’efficace modifica della normativa internazionale in materia di tassazione, pur essendo notevoli, non sono neanche lontanamente confrontabili con i 110-130 miliardi di evasione di massa che caratterizza il nostro sistema. Il Governo Draghi, quindi, oltre a sostenere in sede G20 le proposte Ocse (stando molto attento ai dettagli), dovrebbe impegnarsi anche sul tema dell’evasione interna, cosa piuttosto difficile data la composizione della maggioranza di governo, e come dimostra la vicenda del condono.
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