Esenzione ICI gli effetti sui contribuenti e sulla finanza pubblica

Giugno 2009

L'abolizione dell'Ici decisa dal governo riguarda le abitazioni gravate da un'imposta comunale superiore ai 300 – 350 euro. Quelle gravate da un'imposta inferiore, infatti, erano già state esentate dai provvedimenti adottati dal Governo Prodi. 
La perdita di gettito derivante dal provvedimento attuale è stimata intorno ai 2 miliardi di euro. Per valutare l'impatto di questa misura occorre quindi analizzare quali benefici ne trarranno i contribuenti, quali riflessi si produrranno sugli equilibri finanziari e quali alternative di impiego di quelle risorse risulteranno escluse da questa scelta.

1. I contribuenti che trarranno beneficio dall'estensione dell'Ici a tutte le abitazioni sono coloro che abitano in case di proprietà il cui valore catastale implichi un'imposta comunale superiore ai 300 – 350 euro: si tratta certamente di un'ampia fascia sociale. Per costoro l'intervento sull'Ici del governo Berlusconi è sicuramente positivo in una misura tanto più rilevante quanto maggiore sia il valore della loro casa di abitazione. Tutti gli altri però resteranno senza alcun beneficio: si tratta della vastissima fascia dei proprietari di immobili con un valore catastale gravato da un'imposta inferiore a 300-350 euro e soprattutto dei numerosi contribuenti che, non avendo un'abitazione di proprietà, vivono in una casa in affitto come, in particolare, la grande maggioranza dei giovani, che pure sono contribuenti. E' intuibile che gli esclusi da questo beneficio appartengano in larghissima parte alle fasce di reddito più basse, cioè a quelle fasce di reddito che, nell'attuale fase, sono da tutti considerate le più bisognose di sostegno perché più esposte all'erosione del potere d'acquisto delle famiglie.

2. Dal punto di vista della finanza pubblica, la perdita di gettito di 2 miliardi di Ici riguarda in prima istanza i bilanci delle amministrazioni comunali. L'impegno del governo centrale a compensare i Comuni di tale perdita ha, a sua volta, due implicazioni: la prima e più evidente consiste nell'aumento di spesa corrente che il bilancio erariale dovrà accollarsi per un ammontare equivalente: è possibile che l'eredità lasciata dal governo Prodi, ancorché disconosciuta dal nuovo governo, consenta di assumere questo onere senza troppi affanni, come è possibile che tale onere sia in parte ammortizzato da altre entrate o da qualche risparmio di spesa. La seconda implicazione consiste invece nel drastico abbattimento della principale fonte di finanziamento autonomo delle amministrazioni comunali: dei circa 8 miliardi di gettito Ici su base nazionale, ne restano in vita poco più di 4 relativi alle seconde case e ad immobili con altra destinazione. In altre parole, la quota prevalente dell'autonomia finanziaria attribuita ai Comuni – cioè il prelievo Ici - secondo il percorso di decentramento da tempo perseguito e tuttora unanimemente considerato prioritario, viene sostanzialmente dimezzata rimettendone la gestione nelle mani del governo centrale. Alla dichiarazione programmatica di promozione di forme particolarmente accentuate di federalismo fiscale, fa quindi riscontro, come primo atto del Governo, una vistosa riduzione dei margini di autonomia fiscale dei comuni.

3. La decisione di abolire completamente l'Ici sulle abitazioni esclude implicitamente ogni possibilità di utilizzare quei 2 miliardi a favore di tutti i redditi da lavoro, con particolare attenzione alle fasce di reddito più bisognose di sostegno. Le risorse finanziarie necessarie alla copertura dell'eliminazione dell'Ici consentirebbero di innalzare la detrazione fiscale per i redditi da lavoro fino ad un importo medio di circa 400 euro all'anno, 800 euro all'anno per le famiglie bireddito. Un'altra alternativa all'abolizione dell'Ici poteva consistere in un intervento per stimolare l'occupazione femminile e sostenere il tasso di natalità. In particolare, metà delle risorse previste a copertura dell'Ici potevano essere utilizzate per aumentare in misura molto significativa le detrazioni fiscali alle mamme lavoratrici e la restante metà per finanziare la costruzione di migliaia di asili nido. O ancora: se i 2 miliardi di euro necessari ad abolire completamente l'Ici sulla prima casa fossero stati destinati all'innalzamento delle detrazioni fiscali per i redditi da pensione fino a 55.000 euro all'anno il potere d'acquisto dei pensionati sarebbe cresciuto di circa 400 euro all'anno o il doppio per i nuclei familiari composti da due pensionati.
In conclusione: l'estensione dell'esenzione Ici alla totalità delle abitazioni incrementa il reddito spendibile dei proprietari degli immobili di maggior valore (e tanto più lo incrementa quanto più alto sia il valore della loro abitazione), riduce fortemente l'autonomia finanziaria degli enti locali e impedisce che quegli stessi fondi siano utilizzati a favore della generalità dei redditi da lavoro e da pensione.

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